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Social media: terreno fertile per le fake news

| Bettina Bichsel

Di fake news, vale a dire informazioni presentate quali fatti che però fatti non sono, se ne incontrano tutti i giorni, che si tratti di COVID-19, guerra in Ucraina o altro. Ma come smascherarle?

A marzo 2023 una bambina di 12 anni è stata brutalmente uccisa in Germania. Il delitto è stato confessato da due ragazzine della stessa età. Nel pieno del lutto, dello sgomento e dell’impotenza di fronte all’accaduto, e nonostante il ritegno della stessa polizia nel fornire informazioni per proteggere le due minorenni, in breve tempo si è riversata sui social media una valanga di speculazioni e dicerie, messaggi d’odio e minacce. I profili delle presunte colpevoli sono stati cancellati, la polizia ha denunciato la diffusione di notizie false che non corrispondevano allo stato delle indagini e ha pregato la popolazione di non disseminare congetture.

Questo tragico esempio mostra il ruolo delle reti sociali quale terreno fertile per le fake news.

La disinformazione non è nulla di nuovo...

È vero che le dicerie e la diffusione intenzionale di informazioni false sono sempre esistite. Per esempio un fenomeno tipico in tempo di guerra è quello di ricorrere alla propaganda per legittimare le proprie azioni e screditare quelle del nemico.

Mi ricordo di un film della mia adolescenza, prima che iniziassi la formazione di giornalista, «Wag the Dog» (1997; titolo italiano «Sesso e potere»), che raccontava di una vicenda ambientata alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi. Nel film, il presidente in carica viene travolto da uno scandalo sessuale, con ovvie conseguenze sui sondaggi elettorali. L’incaricato della sua campagna elettorale ricorre allora a un’azzardata strategia, inventandosi una crisi di sicurezza nazionale a seguito di un presunto complotto terroristico, allo scopo di distogliere l’attenzione pubblica e mediatica dallo scandalo. Lo stratagemma arriva persino ad annunciare lo scoppio di una guerra (fittizia). Negli studi cinematografici di Hollywood vengono messe in scena e ricreate manovre di guerra, interviste di testimoni oculari e persino la storia di un soldato apparentemente disperso che muore durante le operazioni di liberazione e viene infine celebrato come un eroe.

Le fake news si nutrono dell’incoraggiamento e della diffusione da parte del pubblico.

...ma Internet è come il vento per un incendio

La pellicola citata altro non è che un film di esagerata satira politica. Al più tardi dall’avvento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti il concetto di «fake news» è però ormai onnipresente. E proprio le reti sociali, ma anche gli sviluppi tecnologici, fanno sì che la disinformazione si diffonda a macchia d’olio e che spesso sia difficile da riconoscere.

Prima di passare in rassegna i modi per smascherare le fake news, chiariamo un paio di termini.

  • Notizie false: si parla di notizia falsa o informazione sbagliata quando questa è stata pubblicata per sbaglio da un canale giornalistico. Un tempo si utilizzava anche l’espressione «bufala». Quando si verifica un episodio del genere, normalmente segue il più rapidamente possibile una smentita per rettificare i fatti.
  • Fake news: a differenza delle notizie false, dietro una fake news vi è il preciso intento di influenzare, ingannare o istigare l’opinione pubblica oppure di fomentare odio. Viene insomma diffusa apposta una versione distorta dei fatti, motivo per il quale si parla di disinformazione.
  • Deepfake: con l’aiuto di strumenti tecnologici sempre più avanzati è possibile manipolare immagini, video e registrazioni audio in modo talmente perfetto da sembrare veri. I personaggi interessati vengono presentati in altri contesti o vengono messe loro in bocca affermazioni che non hanno mai fatto.
  • Teorie del complotto: una teoria del complotto (o complottista, cospirativa) potrebbe essere anche definita una leggenda metropolitana del complotto, dato che a monte non vi sono teorie scientifiche. Come le fake news (a cui sempre si accompagnano), anche le teorie del complotto sono sempre esistite nella storia: un celeberrimo esempio è la teoria secondo cui lo sbarco sulla luna non sarebbe mai avvenuto. Durante la pandemia di COVID-19, tuttavia, di queste teorie ne giravano particolarmente tante. In molti casi esse nascono all’interno di cerchie razziste, antisemite o di altra radice misantropica e vengono diffuse allo scopo di destabilizzare le strutture democratiche.

 

 

Parvenza di serietà e attendibilità

Le fake news si nutrono dell’incoraggiamento e della diffusione da parte del pubblico. Ma come è possibile che le vere intenzioni dei loro autori non risultino evidenti? Come mai vengono prese per oro colato?

Innanzitutto, nella maggior parte dei casi le fake news sono ben camuffate. A prima vista appaiono come informazioni serie e non è quasi possibile distinguerle dai contenuti giornalistici. Inoltre, spesso trattano temi alla base dei quali risiedono le preoccupazioni e le paure di molte persone. La pandemia di COVID-19 ne è stato un buon esempio: nei primi tempi le informazioni fondate sul virus giungevano solo a poco a poco e pertanto regnava una grande insicurezza. E quando le fake news nascono da teorie del complotto, l’intento è di vendere risposte semplici e veloci in un mondo per sua natura estremamente complesso, nel quale raramente esistono facili soluzioni.

Come smascherare le fake news

E dunque, in che modo possiamo riconoscere, in questa giungla di informazioni chiamata Internet, quali informazioni sono attendibili e quali false?

  • L’associazione degli editori svizzeri spiega in un video (in tedesco) quali sono gli indizi per distinguere il lavoro giornalistico da una fake news. Nel caso delle fake news:
    • la notizia non è diffusa da un canale stampa, web, radiofonico o televisivo noto; 
    • il resoconto non è neutrale. È presa una chiara posizione, ma senza indicazioni quali per esempio che si tratta dell’opinione dell’autore; 
    • il tema è trattato da un solo punto di vista;
    • non viene fatta alcuna distinzione tra resoconto oggettivo dei fatti e riferimento di opinioni;
    • manca una chiara indicazione di autore e fonti;
    • il sito Internet non dispone di un colophon.
  • Esistono servizi professionali che si occupano della verifica di fatti. In un precedente → contributo abbiamo esaminato il loro modo di lavorare. Il risultato delle loro verifiche viene pubblicato online.
  • Se volete discutere con i vostri figli di questo tema, potete aiutarvi con i video:
  • Nel caso delle immagini è possibile stabilire con una ricerca a ritroso se un’immagine è eventualmente stata pubblicata online in un altro contesto. Se così fosse, allora probabilmente l’immagine è stata manipolata o viene sfruttata a scopi propagandistici. Oltre alla funzione di ricerca di Google, per questo genere di verifica esiste anche uno strumento di Tineye.  
  • Esistono possibilità simili anche per il controllo dell’autenticità dei video, per esempio Amnesty-Video-Check, il quale però funziona solo per i video di YouTube. Non è dunque possibile per il momento verificare contenuti pubblicati su altre piattaforme (p. es. su TikTok). 


Ulteriori informazioni e aiuti sul tema sono disponibili sul nostro sito Internet alla rubrica → Fake news & manipolazione.

Bettina Bichsel è giornalista e redattrice. Tra le sue varie attività, scrive anche per il blog di Giovani e media.