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Bambini e media: quando «presto» è troppo presto?

| Thomas Stucki

Una cosa è certa: vi è molta incertezza sulla questione di quali media siano opportuni a partire da quale età. Alcuni genitori mettono i figli di un anno spesso davanti al televisore per avere qualche minuto tranquillo. Certo, un po’ di tranquillità sembra qualcosa di meraviglioso, ma i media digitali sono la soluzione giusta a tal fine? Altri genitori, invece, vietano ai figli qualsiasi forma di media digitali fino a una determinata età, anche fino all’adolescenza, per proteggerli dalle influenze negative.

Certamente oggigiorno non sono più solo i genitori o altre persone con compiti educativi a dover prendere decisioni circa l’utilizzo che i più piccoli fanno dei media digitali: ormai il tema è onnipresente anche nell’istruzione della prima infanzia.
 

Che cosa si raccomanda ai genitori?

Corinne Reber, della Scuola professionale, specializzata e per la formazione continua di Berna (BFF Bern), pubblica tra l’altro contributi sul tema dei media digitali nell’istruzione della prima infanzia. A tale proposito, la docente di pedagogia mediale spiega qual è il principale rischio che si corre quando si utilizzano i media digitali in tenera età: «I bambini rischiano di sviluppare con i media digitali un approccio improntato unicamente al consumo». Reber raccomanda pertanto ai genitori di mostrare ai figli che «i media digitali non sono solo qualcosa da consumare, ma anche qualcosa con cui si può creare, comunicare e imparare». In generale, consiglia di non mettere in contatto i bambini con tali media nei primi due anni di vita, poiché i rumori, la luce e i colori sugli schermi possono metterli a dura prova.

Sia Corinne Reber che Monika Luginbühl, docente di pedagogia sociale e mediale alla BFF Bern, ritengono però che affrontare il tema dei media digitali nella prima infanzia rientri tra i doveri non solo dei genitori, ma anche degli insegnanti e delle autorità statali.

Che cosa possono apprendere gli educatori?

Vi sono molti spunti per il personale che opera nella prima infanzia. Uno di questi, cui Corinne Reber dà particolare rilievo, è la formazione. La docente spiega che, sebbene in parte il tema dei media digitali sia già stato inserito nell’offerta di formazione e formazione continua, resta ancora un enorme potenziale.

Raccomanda inoltre di non considerare o usare questi strumenti come un surrogato del mondo reale, bensì come un suo completamento. Ad esempio, con un microscopio digitale si può mostrare ai bambini l’ambiente circostante in una prospettiva del tutto diversa dal solito.

I bambini vanno accompagnati nell’utilizzo dei media digitali, e non tenuti lontani da essi.

Corinne Reber, docente di pedagogia mediale, BFF Bern

Ma... perché?

La necessità che i genitori mostrino ai figli come utilizzare i media digitali in modo sano e positivo è fin troppo evidente. Ma gli educatori e il resto del personale? Perché anche loro sono chiamati a farlo?

Va detto che la digitalizzazione comporta non solo molteplici rischi, ma anche almeno altrettante opportunità. Queste opportunità non sono però ripartite in modo equo, bensì dipendono da un certo numero di fattori quali l’origine, il livello di formazione o la situazione socioeconomica dei genitori. Non tutti i bambini hanno dunque lo stesso accesso ai media digitali. E non tutti i genitori hanno la possibilità di accompagnare i figli in questo ambito.

È dunque anche compito degli asili nido, delle scuole dell’infanzia o di altri settori che propongono prestazioni in ambito prescolastico compensare questa disparità e consentire a tutti un utilizzo dei media digitali responsabile e creativo.
 

Che cosa posso fare?

Che siate educatori o genitori, dato che i bambini entrano presto in contatto con i media digitali, è di fondamentale importanza l’approccio con questi strumenti. Si raccomanda di accompagnare i bambini sin dal principio nell’utilizzo dei media digitali, che dovrebbe iniziare non prima del compimento dei 2 anni. L’accompagnamento dovrebbe idealmente comprendere quattro ambiti di promozione:

  1. ampliare gradualmente le esperienze e le conoscenze pratiche dell’utilizzo dei media;
  2. sviluppare comprensione e competenze in materia di media digitali e utilizzarli per le proprie attività;
  3. essere consapevoli del proprio utilizzo dei media e considerarlo con uno sguardo critico;
  4. analizzare la natura e le funzioni dei media digitali.

L’insidia della dipendenza dai media

C’è una cosa che spesso si dimentica: un cattivo utilizzo dei media digitali e un consumo eccessivo sono frequentemente due facce della stessa medaglia. Per Monika Luginbühl il problema non consiste nel non prendere sul serio il tema, bensì nel fatto che la maggior parte delle persone ne sa semplicemente troppo poco.

Si fa presto a dire che una persona è dipendente dal cellulare, senza sapere esattamente cosa ciò significhi davvero.

Monika Luginbühl, docente di pedagogia sociale e mediale, BFF Bern

Colmare questa lacuna conoscitiva è una delle grandi ambizioni della pedagogia mediale. A tale proposito Monika Luginbühl afferma che anche in questo caso, analogamente a quanto avviene per l’utilizzo dei media in generale, non sono solo i genitori ad avere dei doveri: anche gli specialisti e le autorità statali devono fare la loro parte.

E quindi?

Il giusto approccio con i media digitali, in particolare nella prima infanzia, prepara la strada per il futuro utilizzo dei media da parte dei giovani. Vi sono opportunità, come un’esplorazione più completa dell’ambiente circostante, una varietà senza precedenti di modi di essere creativi o una marea di possibilità di comunicazione che va ben oltre quanto conosciuto finora. Queste opportunità non devono però far dimenticare i rischi, che si presentano in particolar modo quando un bambino non impara da piccolo a utilizzare responsabilmente i media digitali. Per questo occorre l’accompagnamento dei genitori e del personale che opera nella prima infanzia, ma servono anche condizioni quadro adeguate e il sostegno di altri organi.

Ho l’impressione che siamo ancora all’inizio per quanto riguarda il tema del rapporto tra i bambini piccoli e i media digitali […]. Ma sono ottimista.

Corinne Reber

Thomas Stucki studia diritto all'Università di Berna e si impegna per diversi parlamenti giovanili. Ha partecipato al Forum Giovani e Media 2023 e ha scritto questo testo per il blog su mandato della piattaforma nazionale Giovani e Media.