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Quando la camera dei bambini diventa visibile per tutti

Instagram, TikTok e simili trasformano i mini e teen influencer in star e idoli. I genitori fotografando e filmando i figli e fungendo loro da manager. Questo comporta una grande responsabilità di proteggere il più possibile i nostri figli.

Sono minorenni e hanno decine o centinaia di migliaia di follower (talvolta anche di più). Instagram, TikTok e simili trasformano i mini e teen influencer in star e idoli. I genitori assumono spesso un ruolo importante, fotografando e filmando i figli e fungendo loro da manager. Questo comporta una grande responsabilità, poiché in quanto genitori abbiamo il dovere di proteggere il più possibile i nostri figli.  

La sua carriera è iniziata a quattro anni. Su YouTube si poteva guardare Ryan scegliere il «giocattolo della settimana» in negozio e poi spacchettarlo a casa: un trenino Lego. Era nel 2015. Oggi il canale Ryan’s World ha 33,4 milioni di abbonati e secondo la rivista economica americana Forbes dal 2018 al 2020 Ryan è stato la star di YouTube più pagata, con un reddito che secondo le stime è passato da 22 milioni di dollari nel 2018 a 29,5 milioni nel 2020.

Anche Leonie ha superato in brevissimo tempo la soglia del milione di fan, quando aveva 15 anni. I suoi post dedicati a moda e styling su Instagram e i suoi divertenti video di sincronizzazione labiale su TikTok entusiasmano soprattutto le ragazze, che sognano di essere come Leonie o Leoobalys, come si fa chiamare sui social.
 

Fai tutto per tua figlia e improvvisamente ti attaccano accusandoti di approfittare di lei e di sfruttarla.

Mamma di Leonie

Un documentario mostra l’altra faccia della medaglia della notorietà

Nel documentario Girl Gang la regista Susanne Regina Meures accompagna la ragazza berlinese e i suoi genitori, gettando in particolare uno sguardo dietro le quinte. Si capisce presto che il mondo patinato presentato dai social media è solo una faccia della medaglia, pianificata, elaborata e filtrata nei minimi dettagli. «Nessuno capisce l’impegno che ci sta dietro», dice Leonie a un certo punto. Bisogna produrre immagini e video ogni giorno. Spesso montaggio e ritocchi si protraggono fino a tarda notte. E vista la crescente comunità di fan, per la ragazza è chiaro: «Ora devo impegnarmi ancora di più» . La pressione è palpabile. E l’enorme schiera di fan dà gioia e orgoglio, ma a volte fa anche paura, per esempio quando Leonie viene letteralmente inseguita durante un’esibizione pubblica.

E i genitori?

Allo stesso tempo il film mette in luce anche un altro aspetto: il ruolo dei genitori. Papà Andreas e mamma Sani fungono da manager della figlia. Il suo crescente successo li costringe ad abbandonare le precedenti occupazioni per svolgere a tempo pieno questa attività. L’ambivalenza della situazione diventa palese quando il padre a un certo punto dice: «È incredibile cosa possiamo permetterci grazie a Leo», mentre in un altro momento afferma: «Lo facciamo per lei, per il suo futuro». Cresciuti nella Germania dell’est al di là del muro, entrambi auspicano per la figlia una vita migliore e in libertà.

Il fatto di essere anche oggetto di incomprensione e odio non li lascia indifferenti. «Fai tutto per tua figlia» – dice mamma Sani – «e improvvisamente ti attaccano accusandoti di approfittare di lei e di sfruttarla».

Non sono gli unici a subire tali accuse. Per esempio i genitori di Miley (13), la mini influencer più famosa dell’area germanofona, devono regolarmente difendersi dalle critiche. I primi video, pubblicati ancora con il titolo «CuteBabyMiley», la mostravano all’età di cinque anni alle prese soprattutto con giocattoli. È nato così il canale «Mileys Welt», che oggi presenta tutto ciò che si può fare nel tempo libero per divertirsi. All’accusa di sfruttamento del lavoro minorile i genitori replicano sul loro sito web dicendo di rispettare le prescrizioni legali e di essere in stretto contatto con «il pediatra, la scuola, il servizio per la gioventù e l’ufficio del commercio». Se fosse per lei, Miley farebbe molto di più e se un giorno dicesse di voler smettere, loro lo accetterebbero.
 

Sono i genitori ad avere la responsabilità di proteggere il figlio.

Daniel Betschart, Pro Juventute

La protezione legale dei giovani lavoratori non si applica ovunque

In Svizzera la legge sul lavoro vieta per principio il lavoro dei minorenni di età inferiore ai 15 anni. Sono previste eccezioni per le manifestazioni culturali, artistiche e sportive nonché per il settore pubblicitario (art. 30 cpv. 2 lett. b LL), a condizione che le autorità cantonali siano informate. L’ordinanza sulla protezione dei giovani lavoratori stabilisce che la durata massima del lavoro per i giovani di età inferiore ai 13 anni è di tre ore al giorno e nove ore alla settimana. Lo stesso vale per i giovani a partire dai 13 anni durante il periodo scolastico. Queste disposizioni valgono tuttavia soltanto per i giovani salariati. Chi consegue redditi con un canale Instagram, YouTube o TikTok finisce automaticamente nella categoria dei lavoratori indipendenti. Fino alla maggiore età i genitori fungono da rappresentanti legali. Inoltre, l’autorità di protezione dei minori può intervenire, se ritiene che il benessere dei minorenni sia in pericolo o se vi sono conflitti d’interesse tra i figli e i genitori.

Inoltre, nel 1997 la Svizzera ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Questa ha lo scopo di garantire a livello mondiale il benessere e la parità di trattamento dei bambini nonché di promuovere il loro sviluppo e la loro partecipazione. Tra i diritti menzionati vi sono – oltre all’accesso ai media (digitali) e alla promozione dell’attività artistica – la protezione dallo sfruttamento economico, il diritto al tempo libero e il diritto alla sfera privata (in proposito rinviamo al nostro contributo → «Impostare con attenzione l’impronta digitale dei propri figli»).

Con ogni nuovo contratto pubblicitario aumenta la pressione

Quanto possa essere difficile conciliare questi due poli opposti risulta evidente in Girl Gang. Quando il postare foto e video divertenti diventa una lucrativa fonte di reddito, improvvisamente il divertimento passa in secondo piano. I partner pubblicitari hanno delle attese e vogliono controllare i video prima della loro pubblicazione; i contenuti dei post seguono un programma giornaliero e settimanale definito nei minimi dettagli.

E proprio qui Daniel Betschart di Pro Juventute vede una linea di demarcazione molto sottile. Citando l’esempio di star di YouTube come Ryan, pagate dalle imprese per presentare di fronte alla telecamera i loro giocattoli, dice: «Inizialmente, aprire dieci pacchetti al giorno appare una cosa fantastica ed entusiasmante. Non si ha l’impressione di lavorare. Ma a partire da un certo raggio d’azione si trasforma in marketing e il bambino diventa l’insegna dell’impresa. Questo può generare una forte pressione».

La protezione della personalità del figlio ha priorità assoluta

Quando i like e il numero di follower hanno improvvisamente un impatto sul budget familiare, c’è da chiedersi in che misura un minore sia davvero in grado di decidere obiettivamente se ciò che fa sia (ancora) divertente. Per questo motivo Betschart ritiene che la protezione della personalità del figlio debba sempre avere la priorità: «i genitori devono dimostrare grande sensibilità e chiedersi costantemente: cosa vogliamo mostrare? Quali ambiti della vita di nostro figlio vogliamo presentare al pubblico? In molti casi, infatti, un minore non è in grado di valutare cosa significhi poter essere osservato da tutti e crescere sotto i riflettori. Qui sono i genitori ad avere la responsabilità di proteggere il figlio».

Non tutto deve finire su YouTube

Bisogna sempre tenere presente che Internet non può essere controllato. Non si sa mai cosa accada con i contenuti postati e chi si celi dietro un fan o una follower. È anche per questo che nel film Leonie si arrabbia quando durante una trasmissione in diretta, a causa di una disattenzione, il padre mostra a milioni di persone la strada di casa. Le foto e i video non devono mai contenere l’esatta ubicazione o altri dati privati.

Infine, i genitori dovrebbero parlare con i figli e spiegare loro cosa significhi mostrare scene della propria vita a persone estranee e che quello che si pubblica nei post può generare reazioni negative.

E soprattutto nel caso dei bambini più piccoli occorre anche chiedersi se YouTube e TikTok siano i canali più adatti. Vi sono infatti siti web per bambini che offrono la possibilità di pubblicare video in un contesto molto più sicuro.

La cosa più importante è però far capire ai figli che non si hanno aspettative nei loro confronti. Il divertimento e la gioia nel fare qualcosa devono sempre avere la priorità.

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Il film Girl Gang uscirà il 27 ottobre nelle sale cinematografiche della Svizzera tedesca. Ulteriori consigli su questo argomento sono disponibili nel nostro contributo → «Papà, da grande voglio fare l’influencer!».

Bettina Bichsel è giornalista e redattrice. Tra le sue varie attività, scrive anche per il blog di Giovani e media.