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La promozione delle competenze mediali nelle istituzioni di pedagogia sociale, curativa e speciale è un aspetto complesso ma irrinunciabile

La maggior parte dei bambini e dei giovani cresce oggi con i media digitali in tutta naturalezza. Ma non tutti partono dalle medesime condizioni e con le stesse opportunità. A maggior ragione è importante andare incontro agli adolescenti svantaggiati e sostenerli nelle loro esigenze, nel loro sviluppo e nel loro potenziale.

La maggior parte dei bambini e dei giovani cresce oggi con i media digitali in tutta naturalezza. Ma non tutti partono dalle medesime condizioni e con le stesse opportunità. A maggior ragione è importante andare incontro agli adolescenti svantaggiati e sostenerli nelle loro esigenze, nel loro sviluppo e nel loro potenziale.

Oggigiorno per partecipare alla vita sociale occorre anche avere accesso ai media digitali e disporre delle competenze necessarie per utilizzarli in modo responsabile. Spesso però ai bambini e ai giovani che crescono in situazioni difficili questo accesso è precluso.

Bambini e giovani con disabilità:
Oltre alle limitazioni di accesso e utilizzo nonché di comprensione dei processi digitali astratti, spesso anche le paure e le insicurezze dei genitori e delle persone con compiti educativi nei confronti dei rischi di Internet fanno sì che gli adolescenti con disabilità fisiche e/o cognitive abbiano meno possibilità di imparare ad utilizzare i media digitali. Eppure proprio questi strumenti offrono un importante potenziale per esempio per superare barriere, acquisire autonomia o ricevere sostegno nei processi di apprendimento.

Bambini e giovani rifugiati:
I minori con retroterra migratorio presentano un bagaglio di competenze molto variegato per quanto concerne i media digitali. Se però l’accesso a Internet nelle istituzioni dove si trovano (p. es. centri d’asilo) è limitato, si riduce anche la possibilità di rimanere in contatto con la loro patria e con i familiari, gli amici e i conoscenti che vi sono rimasti, un elemento importante per lo sviluppo emotivo.

Bambini e giovani provenienti da famiglie di modeste condizioni socioeconomiche: 
Ai genitori con problemi finanziari ed emotivi manca, più spesso che agli altri, il tempo necessario per accompagnare costantemente i propri figli nell’utilizzo dei media. La mancanza di attenzioni da parte dei genitori può portare i più giovani a dare un valore particolarmente importante ai media digitali e di conseguenza a dedicarvi una considerevole quantità di tempo.

A fronte di quanto esposto, la promozione delle competenze mediali dei bambini e dei giovani socialmente svantaggiati è particolarmente importante per la partecipazione sociale e le pari opportunità. Monika Luginbühl e Corinne Reber ritengono che un ruolo importante debba essere assunto anche dalle istituzioni di pedagogia sociale, curativa e speciale. Entrambe docenti in pedagogia sociale e mediale al centro di formazione interculturale di Berna (BFF Bern), sono le coautrici della nuova edizione della → guida di Giovani e media rivolta proprio alle istituzioni in questione. Lo scopo della pubblicazione è di fornire uno strumento per fare un bilancio della situazione delle istituzioni in relazione alla pedagogia mediale e impulsi per l’elaborazione di un piano concettuale per l’utilizzo dei media digitali.

Vi è spesso incertezza sulle proprie competenze e non da ultimo sulle conseguenze legali.

Monika Luginbühl, BFF Bern

L’incertezza crea esitazione

In questo modo, la guida vuole anche colmare una lacuna, spiega Monika Luginbühl: «Sebbene non si tratti di un tema nuovo, esistono ancora poche basi teoriche o istruzioni pratiche alle quali le istituzioni possano orientarsi. Per questo motivo vi è spesso incertezza sulle proprie competenze e non da ultimo sulle conseguenze legali». Le istituzioni di pedagogia sociale, curativa e speciale si muovono in un difficile rapporto di tensione tra i diritti della personalità dei bambini e dei giovani e gli obblighi di vigilanza e di custodia che incombono loro e ai genitori. Come è dunque regolata la responsabilità tra istituzione e genitori? In che misura le istituzioni sono autorizzate a controllare o limitare l’accesso a Internet? A cosa bisogna fare attenzione in relazione alla protezione dei dati e all’utilizzo delle immagini? In quali casi i bambini e i giovani possono rendersi penalmente perseguibili (p. es. nell’ambito della pornografia o del cibermobbing)? Sono queste alcune delle questioni che occorre chiarire. La guida riassume in proposito i punti più importanti in un ampio capitolo sul tema del diritto (di Rahel Heeg, della FHNW).

Le istituzioni sono però confrontate anche ad altre sfide, spiega Corinne Reber: «A tutti i livelli si riscontra un’enorme eterogeneità: a livello del personale nell’approccio e nelle competenze, tra i bambini e i giovani per quanto concerne le competenze e l’utilizzo dei media digitali e tra i genitori riguardo alle aspettative. Senza contare la forte pressione esistente: la carenza di personale e la mancanza di risorse fanno sì che spesso si riesca appena a sbrigare le mansioni quotidiane».

[Translate to Italienisch:] Proaktiv und offen agieren

Atteggiamento proattivo e aperto

Considerata l’importanza sociale dei media digitali, per essere al passo con i tempi un’istituzione deve dotarsi di un piano concettuale di pedagogia mediale. Per Monika Luginbühl è chiaro: «Prevedere un accesso accompagnato ai media digitali comporta rischi che non è possibile evitare completamente. Ma non occuparsi del tutto di pedagogia mediale è nettamente più rischioso».

Per l’elaborazione di un piano di pedagogia mediale sono fondamentali un approccio aperto e positivo e la disponibilità a riflettere all’interno del gruppo di lavoro sulle proprie capacità ma anche sulle proprie riserve e paure. È necessario inoltre trattare anche temi tabu quali sessualità e pornografia al fine di accordarsi sul modo di procedere nel caso in cui accada qualcosa. Attualmente succede proprio il contrario: i temi scottanti non vengono considerati fino a quando si presenta un caso grave e in quel momento occorre reagire tempestivamente.

Il progetto → MEKiS (alfabetizzazione mediale nell’ambito del lavoro sociale) ha l’obiettivo di promuovere le competenze mediali nella prassi del lavoro sociale. Tra l’altro mette a disposizione una guida grazie alla quale si può sviluppare un piano concettuale in sei tappe. I questionari presenti nella guida costituiscono un ulteriore strumento dal carattere pratico.

Non significa permettere loro tutto, ma riuscire a comprendere le esigenze a monte di una determinata attività permette di valutarla.

Corinne Reber, BFF Bern

Atteggiamento d’interesse e comprensione per i bisogni

Secondo Corinne Reber, nel rapporto quotidiano con i bambini e i giovani è particolarmente importante mostrare interesse per le loro attività sui media digitali. Per esempio si può fare con loro una partita al loro videogioco preferito oppure guardare assieme un video di TikTok o il profilo Instagram di un influencer che seguono: «Interessarsi significa in un primo tempo guardare senza giudicare», spiega Reber. Un cambio di prospettiva può aiutare a capire maggiormente le esigenze di bambini e giovani: «Non significa permettere loro tutto, ma riuscire a comprendere le esigenze a monte di una determinata attività permette di valutarla». È su queste basi che si costruisce il rapporto di fiducia essenziale per accompagnare bambini e giovani, e non solo quando si tratta di media digitali.

Non da ultimo, le persone con compiti educativi devono sempre essere consapevoli del loro ruolo di modello e tenere d’occhio il proprio utilizzo dei media. E infine non vanno dimenticati i genitori: coinvolgerli e offrire loro sostegno rappresenta una parte essenziale dell’educazione ai media. A questo proposito è di fondamentale importanza tenere conto oltre che delle personali competenze dei bambini e dei giovani anche delle diverse condizioni familiari in cui questi vivono.

Certo è: l’educazione ai media nelle istituzioni di pedagogia sociale, curativa e speciale è un affare complesso e comporta un processo in continuo sviluppo. Ma soprattutto, offre l’opportunità di trasmettere ai bambini e ai giovani le competenze necessarie per utilizzare i media in modo responsabile e sicuro, promuoverne il potenziale di sviluppo e accordare loro spazi liberi in cui fare esperienza.

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La nuova guida «Competenze mediali nelle istituzioni di pedagogia sociale, curativa e speciale» può essere ordinata o scaricata gratuitamente → online.

Ulteriori informazioni sul tema sono disponibili alla rubrica → «Pedagogia speciale» di Giovani e media nonché sul sito www.mekis.ch

Bettina Bichsel è giornalista e redattrice. Tra le sue varie attività, scrive anche per il blog di Giovani e media.