Il giorno seguente Lina ha la febbre e rimane a letto diversi giorni. Chiamo la mia assicurazione della protezione giuridica per chiedere una consulenza ed eventualmente la difesa del nostro caso. Sebbene io mi sia assicurata con il pacchetto più completo, mi arriva una doccia fredda. «Mi dispiace, vorremmo davvero poter aiutare Lei e Sua figlia», mi spiega il giurista evidentemente turbato. «Ma dato che Sua figlia ha agito deliberatamente, il Suo caso non è coperto». Il consulente ammette di non conoscere a fondo la materia. «Ma in base alla mia esperienza, Sua figlia non ha nulla da temere. La sua testimonianza è quella della parte lesa». Il giurista mi fornisce il contatto di un avvocato con il quale l’assicurazione collabora, dicendo che quest’ultimo può fornirmi una consulenza gratuita. Gli scrivo quindi un’e-mail nella quale descrivo il caso.
Nel frattempo siamo nel luglio del 2024 ed è dunque entrata in vigore la revisione del diritto penale in materia sessuale. Faccio una ricerca in proposito e scopro che, sebbene le modifiche del Codice penale siano valide solo per reati commessi dopo il 30 giugno di questo anno, c’è un’eccezione: se nei confronti del colpevole (in questo caso mia figlia in quanto potenziale autrice di reato in relazione alla pedopornografia) il nuovo diritto è più clemente, allora si applica quest’ultimo. A partire dal 1° luglio, i minorenni che inviano foto di nudo di se stessi rimangono impuniti. Scrivo di nuovo all’avvocato chiedendogli se ho capito correttamente. Lui me lo conferma e mi ringrazia per l’indicazione. Il peso che ha oppresso me e Lina negli ultimi giorni si attenua un po’. Assieme alla psicologa infantile iniziamo a prepararci per l’interrogatorio.
Tutti i nomi e alcuni dettagli di questa storia sono stati cambiati o omessi per proteggere l’anonimato.
Scoprite → qui cosa è successo e come ha vissuto Lina l'interrogatorio in un prossimo articolo sul blog.
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